CIO e CInO: due professioni diverse ma complementari

In questo periodo in cui il digitale è diventato quasi indispensabile per mandare avanti il paese, dallo smart working alla didattica a distanza, anche nelle aziende sono diventate fondamentali due figure manageriali: il Chief Information Officer (CIO) e il Chief Innovation Officer (CInO). Ma cosa fanno, in pratica, queste figure professionali C-level? Vediamo di analizzarne ruoli e competenze.

In cosa differiscono le competenze di CIO e CInO.

Il Chief Information Officer (CIO) è un manager che si occupa della gestione dei dati e delle tecnologie informatiche, mentre il Chief Innovation Officer (CInO) si occupa più in generale di coordinare i processi di innovazione dell’azienda e potenziarne le capacità di fare innovazione.

Per intenderci, se il CIO si occupa di far sì che tutti i dipendenti in remote working siano collegati al server aziendale, sarà compito del CInO quello di coordinare tutte le procedure per rendere efficace la prestazione del lavoratore da casa e integrarla nel sistema azienda.

Spesso in azienda i ruoli si sovrappongono.

Molto spesso laddove esiste già la figura del Chief Information Officer, viene affidato a lui anche il ruolo di Innovatore. Questo è dovuto al fatto che l’innovazione viene confusa con quei processi digitali ed informatici che sono il campo d’azione proprio del CIO.

In realtà un Innovation Manager fa molto di più che pensare solo alla tecnologia. Progetta modalità nuove di svolgere gli stessi compiti, cerca di apportare migliorie alla filiera dei processi, ha insomma, una visione innovativa più complessa e comprensiva del solo apparato informatico. Senza nulla togliere all’Information Manager, che, però, ha competenze soprattutto tecniche.

Separare le due funzioni di CIO e CInO aiuta ad incrementare il fatturato.

Secondo uno studio dell’Università di Pavia del 2019, pare che le aziende con due manager distinti che ricoprono i due ruoli, abbiano un incremento di fatturato del 14,6%, contro solo il 7,7% di quelle che non contemplano nel loro organigramma la figura del Chief Innovation Officer.

Ciò significa che affidare a un professionista la revisione della filiera aziendale in chiave innovativa, indipendentemente dalle migliorie tecnologiche, fa funzionare tutto meglio, riduce gli sprechi, rende più efficiente il lavoro di tutti. Elementi che, sommati, generano un aumento di profitto.

Confondere le due funzioni rischia di limitarle.

Riunire in un’unica figura manageriale le due funzioni di CIO e ci CInO potrebbe funzionare. A patto, però, che non si venga a creare quel meccanismo per cui l’innovazione aziendale venga semplicemente ricondotta a rinnovamento tecnologico. Oltre a migliorare strutture digitali e informatiche, infatti, per fare vera innovazione serve adeguare anche le competenze di chi dovrà usarle o adeguare i processi produttivi in modo da trarre vantaggio dal miglioramento tecnologico.

Esperto di tecnologia vs esperto olistico.

Se il Chief Information Officer deve avere buone conoscenze tecniche, digitali ed informatiche, e di analisi dei dati, il Chief Innovation Officer deve avere una visione d'insieme dell’azienda, olistica; deve saper cogliere le esigenze e gli spazi di crescita e miglioramento che il mercato sta offrendo. Ma soprattutto deve saper stimolare in tutti i dipendenti il desiderio di innovare, dando loro gli strumenti per farlo. Ma, attenzione: non basta avere un leader visionario a ricoprire questa carica per vedere la propria azienda cambiare passo. Perché l’innovazione, per funzionare, deve essere condivisa da tutti. Il CInO non può fare altro che ispirare e cogliere i segnali che gli arrivano.

Come stanno cambiando le aziende.

Il professor Gary Pisano nel suo libro “Creative Construction: The DNA of Sustainable Innovation”, sostiene che per le organizzazioni innovative l’errore è fonte di apprendimento, quindi tollerato. Al contrario l’incompetenza diventa un difetto intollerabile. Ci ricorda anche che è fondamentale creare organizzazioni agili in grado di sperimentare in modo strutturato e non improvvisare. Infine, sempre secondo Gary, la collaborazione e l’ispirazione sono fasi importanti del processo innovativo, ma i ruoli aziendali devono comunque rimanere chiari e formalizzati fin dall’inizio. Tutto ciò è possibile grazie alla figura dell’Innovation Manager, che è il responsabile ultimo che fa in modo che tutto ciò confluisca in vera innovazione.

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