Pietro Barilla: la forza di condivisione e famiglia
Pietro Barilla ha guidato per 50 anni l’azienda di famiglia, senza dimenticare come la condivisione sia un valore fondamentale per fare la differenza anche nel mondo del lavoro.
I primi anni e l’espansione dello stabilimento.
Nei primi anni ‘30 Pietro comincia a lavorare in azienda, come responsabile vendite, subito dopo aver concluso gli studi in Germania. Fin da allora per rendere i suoi venditori riconoscibili li dotò tutti di una Topolino gialla, dimostrando un’attenzione alla riconoscibilità del marchio (quello che oggi chiamiamo branding) decisamente all’avanguardia per l'epoca!
Nei primi anni ‘40 fu chiamato al fronte, ma non appena fu congedato, non perse tempo e tornò a lavorare in azienda.
Insieme al fratello Gianni, col quale guidò l’azienda dalla morte del padre Riccardo, nel 1947, fino agli anni ‘70, diede un grande impulso di modernizzazione a un’industria che produceva ciò di più tradizionale ci sia in Italia: la pasta.
Insieme cominciarono anche a sfruttare il potere del marketing e della promozione che porto la Barilla ad ottenere, nel 1952, la “Palma d’Oro della Pubblicità”.
La parentesi americana e lo sforzo per riappropriarsi dell’azienda.
Nei primi anni ‘70, però, Pietro e Gianni Barilla, dopo aver condiviso per decenni la stessa politica aziendale che li aveva condotti ad aumentare notevolmente la produzione e ad inaugurare un nuovo stabilimento per grissini e fette biscottate, non avevano più la stessa visione strategica.
Purtroppo Pietro non aveva liquidità sufficiente per liquidare il 50% del fratello, data l’instabilità economico-politica del periodo storico, e si vide costretto ad accettare di vendere l’azienda di famiglia all'americana Grace.
Dal 1971 e per i successivi 8 anni lo scopo nella vita di Pietro Barilla fu solo quello di riacquisire la sua azienda. Ci riuscì nel 1979, nonostante anche un guru della finanza come Enrico Cuccia lo avesse scoraggiato. E al quale Pietro dimostrò coi fatti quanto fosse sbagliata la sua previsione.
Da allora la crescita esponenziale della Barilla, sia come marchio che come prodotti, è storia.
Non solo un imprenditore di successo, ma un uomo che amava la sua città e i suoi dipendenti.
Accanto alle sue abilità di imprenditore visionario e all’avanguardia, Pietro Barilla fu sempre un appassionato di arte e cultura, ma soprattutto di persone. Per i suoi dipendenti aveva fatto costruire, già sul finire degli anni ‘50, delle case, in modo che potessero vivere in modo dignitoso.
Ma non solo, si impegnò per costituire un Fondo di Solidarietà intitolato alla memoria del padre Riccardo.
Si impegnò per tutta la vita anche nella raccolta di una vasta collezione di arte moderna, che volle condividere coi suoi dipendenti distribuendo le opere nei vari stabilimenti. Collezione che, per i suoi 80 anni, volle esporre presso la Fondazione Magnani Rocca affinché tutti potessero goderne, perché «L’arte è una bellezza da condividere», usava dire.
L’imprenditore parmigiano fu sempre attento alle esigenze dei suoi dipendenti e della sua città, finanziando anche la costruzione del polo di Ingegneria dell’Università di Parma e la ristrutturazione dello scalone della sede della Prefettura. Munificenza che gli valse, nel 1987 la medaglia d’oro del Premio Sant’Ilario, onorificenza conferita a chi con la propria attività, aveva contribuito a rendere migliore la vita dei singoli e della comunità o ad elevare il prestigio della città.
Pietro Barilla, a quasi 30 anni dalla sua scomparsa, è ancora fonte di ispirazione, per la sua visione dell’azienda e del mercato che molto si avvicina a quella odierna: fatta di marketing e welfare, per non dimenticare l’identità del brand, ma nemmeno chi questa identità la costruisce giorno dopo giorno col suo lavoro o contribuisce a rafforzarla coi suoi acquisti.